Focus Euroatlantico
febbraio-maggio 2021
n. XVII
A cura dell'Istituto Affari Internazionali
DOCUMENTI
IAI
FOCUS EUROATLANTICO
febbraio - maggio 2021
a cura dell’Istituto Affari Internazionali
Osservatorio di politica internazionale, Documentazione per le Commissioni Esteri e Difesa di
Camera e Senato, le Delegazioni parlamentari presso le Organizzazioni internazionali, funzionari
del Ministero degli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale e la rete diplomatico consolare
© Istituto Affari Internazionali
Sommario
Il secondo Focus Euro-Atlantico del 2021 si apre come di consueto con un’analisi ragionata dello stato delle
relazioni transatlantiche (corredata da una serie di grafici). L’Amministrazione Biden ha messo da parte la retorica
antagonistica dell’ex Presidente Trump e adottato un atteggiamento dialogante. Il clima più disteso ha permesso un
avvicinamento tra Stati Uniti e Unione Europea su commercio e imposta minima sulle multinazionali, non però su
concorrenza, patenti per i vaccini anti-covid e regolamentazioni climatiche. Sulla Cina c’è stato coordinamento riguardo alla
questione dei turchi uiguri, mentre il congelamento della ratifica dell’accordo sugli investimenti UE-Cina rimuove una
potenziale fonte di disaccordo. Incapaci di forgiare un fronte comune sulle violenze in Israele e Territori Palestinesi Occupati,
USA ed Europa sono invece tornati a collaborare sul nucleare iraniano. Le decisioni di Biden di estendere il Trattato New
Start, sospendere le sanzioni sul gasdotto Nord Stream 2 e coordinarsi con l’UE sul dirottamento del volo Ryanair da parte
della Bielorussia rendono un po’ più facile mantenere un consenso transatlantico sulla Russia.
Nel primo approfondimento Luca Franza e Margherita Bianchi, rispettivamente Responsabile e Ricercatrice del
Programma Energia, Clima e Risorse dello IAI, sottolineano quanto fondamentale sia il consenso transatlantico per
un’efficace lotta al riscaldamento globale. La maggiore sensibilità di Biden verso il tema del cambiamento climatico
apre senz’altro alla possibilità di intese con l’UE. Ciò è tanto più necessario viste le divergenze transatlantiche su questioni
come la trasparenza sui rischi climatici, l’introduzione di variabili di rischio climatico nelle valutazioni di rischio finanziario
e nei criteri di concessione del credito, la maggiore attenzione al clima da parte delle banche multilaterali di sviluppo, nonché
l’iniziativa europea per un’imposta sull’impronta carbonica dei beni importati.
Il secondo approfondimento è dedicato alla politica di Biden verso la Cina. Francesca Ghiretti e Lorenzo
Mariani, Ricercatori del Programma Attori Globali dello IAI, ricordano come le relazioni degli Stati Uniti con la Cina
siano andate progressivamente deteriorandosi a partire dal secondo mandato di Obama. Consolidatosi con Trump,
l’antagonismo USA-Cina si è intensificato con Biden, in ragione del fatto che il neo-presidente ha aggiunto i diritti umani
– in particolare la sinificazione forzata degli uiguri dello Xinjiang e le restrizioni dell’autonomia di Hong Kong – alla
lunga lista di contrasti bilaterali, tra cui Taiwan resta il fattore più critico. In questo quadro di crescente rivalità geopolitica
e ideologica, per gli europei non sarà facile ritagliarsi uno spazio d’azione autonomo da quello americano.
Nel terzo approfondimento Giulio Pugliese, Responsabile di Ricerca del Programma Attori Globali dello IAI, ripercorre
la storia e illustra le prospettive future del cosiddetto Quad, il forum di dialogo tra Australia, Giappone, India e Stati
Uniti che l’Amministrazione Biden è orientata a trasformare in un pilastro della sua strategia indo-pacifica. Pugliese spiega
come il forum, nato per iniziativa giapponese nei tardi anni 2000, sia cresciuto in importanza negli ultimi anni a causa dei
crescenti timori nell’area dovuti alla maggiore assertività della Cina. Con Biden il Quad sembra destinato a diventare il
principale forum di coordinamento con i maggiori alleati indo-pacifici degli USA (con la significativa eccezione della Corea
del Sud) su questioni che si estendono ben oltre la sicurezza marittima e interessano la governance economica, climatica e
sanitaria della macro-regione, sempre in chiave di competizione con la Cina.
2
Executive summary
The second issue of the 2021 Euro-Atlantic Focus begins, as usual, with an analysis of the state of play in the
transatlantic relationship (supplemented by a number of graphs in the appendix). The Biden Administration has
replaced the often-hostile rhetoric of former President Trump with a dialogue-oriented attitude. In this more relaxed
atmosphere, the United States and the European Union have made steps towards an agreement on such important issues
as trade and the global minimum tax, although they remain apart on the rules over competition, climate and anti-covid
vaccine patents. On China, transatlantic coordination has resulted in joint action on the Uighur issue, while the suspension
of the ratification process of the EU-China investment deal removes a source of US-EU tensions. Unable to forge a common
front on the violence in Israel and the Occupied Palestinian Territories, the US and Europe have nonetheless relaunched
cooperation on Iran’s nuclear issue. Biden’s decisions to extend the New Start Treaty, waive sanctions over the Nord Stream
2 gas pipeline and coordinate with the EU over Belarus’ highjacking of the Ryanair flight are likely to facilitate a
transatlantic consensus on Russia.
In the first essay, Luca Franza and Margherita Bianchi, Head and Research Fellow of IAI’s Energy, Climate and
Resources Programme, respectively, highlight how central the transatlantic consensus is to the effectiveness of international
efforts against global warming. Biden’s greater sensitivity to climate change creates new opportunities for US-EU
cooperation. The latter is ever more needed given the list of topics on which the two sides of the Atlantic are far apart from
one another, including climate risk disclosure, the introduction of climate risk into financial risk assessments and lending
standards, the emphasis multilateral development bank should give to climate-related credit, as well as the EU’s initiative
to establish a carbon border adjustment mechanism.
The second essay analyses Biden’s China policy. Francesca Ghiretti and Lorenzo Mariani, both Research Fellows
within IAI’s Global Actors Programme, trace the deterioration in the US-China relationship back to Obama’s second
term. Consolidated under Trump, US-China antagonism is likely to intensify further with Biden, as the new president has
added human rights – specifically the forced Sinification of the Uighurs in Xinjiang and the restrictions to Hong Kong’s
autonomy – to the long list of bilateral spats, the most critical of which is Taiwan. The Europeans are going to find out that
carving out a separate room for action will be increasingly difficult amid the growing US-China geopolitical and ideological
rivalry.
In the third essay, Giulio Pugliese, Senior Fellow within IAI’s Global Actors Programme, delves into the history and
future prospects of the so-called Quad, the dialogue between Australia, Japan, India and the US that the Biden
Administration has resolved to turn into a main pillar of its Indo-Pacific strategy. Pugliese explains how the Quad,
established upon the initiative of Japan in the late 2000s, has grown increasingly important due to concerns about China’s
growing assertiveness in the area. Under Biden the Quad is likely to become the main forum for the US to coordinate with
its Indo-Pacific partners (with the significant exception of South Korea), and compete with China, on issues spanning
maritime security, climate change, public health and economic governance.
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Indice
Sommario......................................................................................................................................2
Executive summary ......................................................................................................................3
Lo stato delle relazioni transatlantiche ........................................................................................5
Grafici ......................................................................................................................................... 13
Clima e transizione energetica tra UE e USA ............................................................................ 21
La strategia di Biden per le relazioni con la Cina ...................................................................... 29
Il Dialogo di Sicurezza Quadrilaterale ....................................................................................... 37
Agenda dei prossimi eventi internazionali ................................................................................. 51
4
Il Dialogo di Sicurezza Quadrilaterale nell’Indo-Pacifico
Giulio Pugliese*
A stretto giro dall’inaugurazione a fine gennaio, l’Amministrazione Biden ha voluto dimostrare con
forza il ritorno degli Stati Uniti al centro dell’agone internazionale (“America is back”). E lo ha fatto
attraverso un rinnovato dinamismo nella politica estera e di sicurezza, con il fine ultimo di riallacciare con
alleati e partner strategici per meglio affrontare le sfide del XXI secolo. Se le questioni transnazionali
hanno una ritrovata importanza – si pensi al mutato approccio alla lotta al riscaldamento globale o alla
pandemia in corso – la competizione strategica con la Cina rimane al centro delle preoccupazioni di
Washington anche sotto Joe Biden.40
Il primo, storico incontro al vertice tra i capi di governo di Australia,
Washington vuole
Giappone, India e Stati Uniti del 12 marzo 2021, e le consultazioni in presenza
tra i neo-Segretari di Stato Antony Blinken e della Difesa Lloyd J. Austin con
ingaggiare Pechino
gli omologhi giapponesi e sudcoreani tra il 16 e il 18 marzo, testimoniano delle
sopraccitate dinamiche.41 Su iniziativa di Kurt Campbell, coordinatore per
da una posizione di
l’Indo-Pacifico in seno al Consiglio di Sicurezza Nazionale, Washington ha
forza
concertato una serie di iniziative volte a controbilanciare l’influenza cinese, per
poi ingaggiare Pechino “da una posizione di forza”.42 Non a caso, ai suddetti
incontri sono seguiti a stretto giro i glaciali meeting in Alaska del 18 e 19 marzo tra Blinken, il Consigliere
alla Sicurezza Nazionale Jake Sullivan e il suo team (incluso Campbell), con le controparti cinesi.
Testimonianze dirette indicano che lo stratega Campbell sia convinto che i decisori politici cinesi
sottovalutino e trattino con disprezzo gli Stati Uniti, che percepiscono in declino inarrestabile.43 Per
meglio rispondere alla sfida cinese, la Casa Bianca ritiene che al rilancio dell’economia si accompagni il
bisogno di fare fronte comune con gli alleati democratici contro le potenze autoritarie, Cina in testa.44 A
fronte delle comprensibili titubanze europee nei confronti di un bipolarismo in fieri tra ciò che Blinken
ha definito come il confronto tra “tecno-democrazie e tecno-autocrazie”, la diplomazia di Washington
ha assegnato priorità all’approfondimento delle principali alleanze e partnership asiatiche, con il Dialogo
* L’autore è Professore Part-Time presso l’Istituto universitario europeo e Lecturer presso la Oxford School of
Global and Area Studies, Università di Oxford. I nomi giapponesi e cinesi sono presentati secondo l’uso locale:
al cognome segue il nome. L’autore ringrazia Alice Dell’Era e Riccardo Alcaro per commenti a bozze
precedenti.
40 In attesa che l’amministrazione si doti di una nuova strategia nazionale per la sicurezza, che è normalmente il
risultato di un lungo iter decisionale, la Casa Bianca e il Dipartimento della Difesa hanno confermato il
dinamismo dell’amministrazione Biden con –rispettivamente—una Interim National Security Strategic Guidance
e l’inaugurazione di una China Task Force guidata da Ely Ratner, neo-Assistant Secretary of Defense for IndoPacific Affairs. La Interim National Security Guidance ha stabilito da subito la natura composita e permanente
della sfida cinese: “l’unico competitor in grado di combinare capacità economiche, diplomatiche, militari e
tecnologiche per sfidare in maniera duratura il sistema internazionale”, The White House, Interim National Security
Strategic Guidance, https://www.whitehouse.gov/wp-content/uploads/2021/03/NSC-1v2.pdf, 3 March 2021.
41 Dipartimento di Stato Usa, Secretary Blinken’s Travel to Tokyo and Seoul, 10 marzo 2021,
https://www.state.gov/secretary-blinkens-travel-to-tokyo-and-seoul/
42 Dipartimento di Stato Usa, Secretary Antony J. Blinken with Izumi Oguri of Nippon TV, 17 marzo 2021,
https://www.state.gov/secretary-antony-j-blinken-with-izumi-oguri-of-nippon-tv/
43 Conversazione con accademico e advisor di politica estera giapponese, 20 marzo 2021
44Casa Bianca, Interim National Security Strategic Guidance, 3 marzo 2021, https://www.whitehouse.gov/wpcontent/uploads/2021/03/NSC-1v2.pdf, p.10.
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di sicurezza quadrilaterale (Quad) a “svolgere un ruolo fondamentale nell’architettura dell’IndoPacifico.”45
Il Quad: origine e morte prematura
Il Quad nasce come iniziativa giapponese orientata alla creazione di un concerto di potenze marittime
capaci di bilanciare la proiezione navale cinese negli oceani Pacifico e, in misura minore, Indiano. La
storia ufficiale del Quad fa risalire l’origine del consesso alle operazioni congiunte di assistenza e soccorso
umanitario in Indonesia e Sri Lanka tra le marine di USA, Giappone, Australia e India a seguito dello
tsunami del 2004, uno dei disastri naturali più catastrofici della storia recente.46 Le operazioni furono
promosse da Washington e rientravano appieno nei perimetri strategici delineati dall’Amministrazione di
George W. Bush (2001-9). Nonostante le attenzioni del governo USA fossero concentrate su Iraq,
Afghanistan e la cosiddetta “guerra al terrorismo”, il Dipartimento della Difesa e la Casa Bianca non
perdevano di vista l’ascesa della Cina. Il Pentagono spinse, su iniziativa dell’allora Segretario alla Difesa
Donald Rumsfeld, per un ribilanciamento delle forze USA verso l’Asia-Pacifico. Parallelamente, il
Consiglio Nazionale per la Sicurezza delineò una nuova strategia per l’Asia che approfondisse le alleanze
e partnership − soprattutto con il Giappone, l’Australia, l’India e la Corea del Sud − in concomitanza
con allineamenti “minilaterali” tra gli stessi.47
Il Giappone del Primo Ministro Koizumi Jun’ichirō (in carica 2001-6)
accolse con entusiasmo le aperture americane, inclusi i “matrimoni
combinati” da Washington con Australia e India, come li ebbe a
definire il Vicesegretario di Stato Richard Armitage a chi scrive.48
D’altro canto, la dichiarazione congiunta del Comitato consultivo di
sicurezza tra Giappone e Stati Uniti del febbraio 2005 parlava
apertamente di “comuni interessi strategici” nippo-americani nella
regione, inclusa “la risoluzione pacifica delle dispute attorno allo
49
stretto di Taiwan”, una dichiarazione che fa eco a quelle congiunte tra Biden e l’attuale premier
giapponese Suga Yoshihide in occasione del vertice di aprile 2021. Testimonianze dirette confermano
che consultazioni sistematiche tra diplomatici di rango, apparati di sicurezza e difesa di entrambi i paesi,
trovassero Tokyo e Washington in sostanziale accordo sulla necessità di controbilanciare la Cina già nel
Tokyo e Washington
aderiscono al
bilanciamento della
Cina già nel 2005
Casa Bianca, Background Press Call by a Senior Administration Official on the Official Working Visit of Japan, 15 aprile
2021, https://www.whitehouse.gov/briefing-room/press-briefings/2021/04/15/background-press-call-by-asenior-administration-official-on-the-official-working-visit-of-japan/
45
Si veda la testimonianza diretta dell’allora Vicesegretario della Difesa degli Stati Uniti, Paul Wolfowitz, in
conversazione con Michael Green, allora Senior Director per l’Asia al Consiglio nazionale per la sicurezza:
Center for Strategic and International Studies, Examining the Future of the Quadrilateral Security Dialogue, 29 marzo
2019, https://www.csis.org/events/examining-future-quadrilateral-security-dialogue, 3:00~25:35; Ambasciata
Usa a Nuova Delhi, “INDIA ACCEPTS TSUNAMI MILITARY LIAISON PROPOSAL”, 13 gennaio 2005,
https://wikileaks.org/plusd/cables/05NEWDELHI362_a.html
47 Nina Silove, “The Pivot before the Pivot: U.S. Strategy to Preserve the Power Balance in Asia.” International
Security, vol. 40 (4), Primavera 2016: 45-88.
48 Intervista con Richard Armitage, 1 agosto 2014, Tokyo.
49 Ministero degli Affari Esteri del Giappone, Joint Statement U.S.-Japan Security Consultative Committee, 19 febbraio
2005, https://www.mofa.go.jp/region/n-america/us/security/scc/joint0502.html
46
39
2005.50 L’anno successivo il primo premierato del falco Abe Shinzō (in carica 2006-7 e poi 2012-20)
impresse un’accelerazione (forse troppo decisa, come vedremo). Abe aveva già contribuito alle
sopraccitate dinamiche in qualità di capo di gabinetto sotto Koizumi, lavorando con il Ministro degli
Esteri e suo sodale Asō Tarō e con una ristretta cerchia di fidati diplomatici e strateghi.51
L’effimera esperienza di governo di Abe nel 2006-07 si contraddistinse per un nuovo dinamismo nella
politica estera e di sicurezza di Tokyo. Alle riforme mirate a rendere il Giappone un attore strategico a
tutti gli effetti, quindi anche in termini militari, si accompagnava la necessità di approfondire le
partnership strategiche con le democrazie marittime attorno alla Cina, per negoziare con Pechino da una
posizione di forza.52 Cablogrammi dell’ambasciata USA a Tokyo rivelano che Abe in persona premesse
perché le controparti indiane acconsentissero all’avvio di un dialogo di sicurezza quadrilaterale.53 Invero,
il Quad e la necessità di investire sull’India – grande potenza in ascesa − sono capisaldi della visione
politica (e ideologica) di Abe.54
Nonostante la rapida ascesa militare, la Cina del Presidente Hu Jintao (in carica 2003-13) perseguiva
di contro una politica estera e di sicurezza di basso profilo. A parte Abe, Asō e la loro squadra di politica
estera, il consenso nelle capitali Quad puntava a rendere la Cina un attore responsabile del sistema
internazionale e, al contempo, ad approfondire i legami economici. Per tali motivi, il primo incontro
Quad tra funzionari diplomatici di medio rango a latere dell’ASEAN Regional Forum del 25 maggio
2007, durò appena 45 minuti e si tenne sostanzialmente sotto traccia. Al rischio concreto che il Quad
alienasse la Cina – e Pechino inviò con l’occasione una nota diplomatica alle quattro capitali chiedendo
lumi sul contenuto delle conversazioni – si univano le preoccupazioni che Abe volesse arruolare le
controparti in un processo informale di cooperazione in funzione anti-cinese.55 Per ammorbidire le riserve
di Pechino esponenti di spicco dei governi di Canberra e Nuova Delhi si premurarono di rassicurare la
leadership cinese circa le proprie intenzioni in seno al meccanismo consultivo, rimarcando l’estraneità
alle questioni di sicurezza.56
Alle improvvise dimissioni di Abe a fine settembre 2007succede il conservatore moderato Fukuda
Yasuo (in carica 2007-8). Questi disfece gran parte dell’architettura di sicurezza congegnata da Abe e dalla
sua squadra di governo. Come testimonia l’ex Primo Ministro australiano Kevin Rudd, il nuovo capo di
Intervista con ufficiale di alto rango del Pentagono, 4 aprile 2020, Washington DC; Intervista con ufficiale di
rango del Dipartimento di Stato, 15 settembre 2013, Tokyo; Intervista con ufficiale del Ministero della Difesa
giapponese, 6 aprile 2014, Tokyo.
51 Giulio Pugliese, “Kantei diplomacy? Japan’s hybrid leadership in foreign and security policy,” The Pacific Review,
Vol.30 (20), 2017: 152-68.
52 Giulio Pugliese, “Japan 2014: Between a China Question and a China Obsession,” Asia Maior, Vol. XXV,
2015: 43-98.
53 Ambasciata Usa (Tokyo), ‘Indian PM Visit: likely joint statement, economic partnership announcement
details,’ 11 dicembre 2006, https://search.wikileaks.org/plusd/cables/06TOKYO6926_a.html
54 Abe Shinzō, Utsukushii kuni e [Verso un Bel Paese], Tokyo: Bungei Shunjū, 2006: 157-61.
55 Kevin Rudd, “The Convenient Rewriting of the History of the «Quad»”, Nikkei Asia, 26 marzo 2019,
https://asia.nikkei.com/Opinion/The-Convenient-Rewriting-of-the-History-of-the-Quad
56 Rory Medcalf, Indo-Pacific Empire: China, America and the Contest for the World’s Pivotal Region, Manchester:
Manchester University Press, 2020: 98-99; Brahma Chellaney, “«Quad Initiative»: an inharmonious concert of
democracies”, The Japan Times, 19 luglio 2007,
https://www.japantimes.co.jp/opinion/2007/07/19/commentary/quad-initiative-an-inharmonious-concert-ofdemocracies/
40
50
governo giapponese si dimostrava tiepido anche nei confronti del Quad, non da meno del Primo Ministro
indiano Manmohan Singh (in carica 2004-2014) e della squadra di politica estera della seconda
Amministrazione Bush.57 Tutti i governi Quad favorivano una politica di ingaggio economico e
diplomatico a beneficio dei propri interessi economici, ma anche volta ad evitare un’escalation di
competizione geopolitica. Questi stessi governi intendevano inoltre mantenere un equilibrio di potenza
attraverso quelle che potremmo definire entente cordiali tra India, Australia, Giappone e Stati Uniti a livello
bilaterale e trilaterale. Alla luce di tali considerazioni (e con il placet del silenzio assenso di Washington),
il governo australiano a guida laburista coglieva l’occasione per smarcarsi dal meccanismo di
consultazione quadrilaterale, di fatto decretandone la prematura scomparsa.
Cooperazione militare in seno al Quad
Nelle aspirazioni del suo ideatore Abe, il Quad presentava
Le controparti di
un’innegabile dimensione militare. Seppure le brevi consultazioni di
maggio 2007 si fossero limitate a generiche affermazioni a favore della Tokyo si sono smarcate
stabilità regionale e di un ordine internazionale basato sulle regole, a
dal Quad per l’enfasi
stretto giro seguirono esercitazioni militari negli Oceani Pacifico e
Indiano tra le forze navali di India, USA, Giappone e Australia. Pur se
sulla politica di
sottaciuta, la connessione tra Quad e potenziale entente militare a quattro
era chiara: l’aspirazione − soprattutto da parte giapponese − era di
potenza
addomesticare la Cina attraverso una diplomazia del grosso bastone (Big
Stick diplomacy) da affiancare al dialogo e la cooperazione con Pechino.
Come menzionato, tutte le controparti di Tokyo si sarebbero però smarcate dal Quad per la troppa enfasi
sulla politica di potenza. Le esercitazioni di Malabar condotte nel 2007 sono un esempio concreto di tale
dinamica.
Le esercitazioni navali congiunte “Malabar” tra India e Stati Uniti furono inaugurate nel 1992 ed
ebbero una rilevanza simbolica sino al 2005, anno che coincide con le sopraccitate aperture USA all’India,
esemplificate dall’accordo sul nucleare civile e sull’intensificazione del dialogo di difesa indo-americano.58
In concomitanza con le pressioni giapponesi per un’entente quadrilaterale, nel 2007 Malabar evolvette in
un’iniziativa assai più ambiziosa che in precedenza. Le esercitazioni Malabar 07-01, al largo di Okinawa,
includevano per la prima volta un attore terzo, il Giappone; e poche settimane dopo seguivano altre
esercitazioni a tre (TRILATEX-07) al largo delle coste centrali del Giappone.59 Se si tiene conto che le
esercitazioni congiunte si tennero a ridosso – poco prima e poco dopo− dalla storica visita in Giappone
dell’aprile 2007 del premier cinese Wen Jiabao, si trova ulteriore conferma del perseguimento coerente
da parte del Giappone di Abe di una politica di potenza volta ad ammorbidire le posizioni di Pechino.
Kevin Rudd, Op. Cit.
Siddharth Varadarajan, “U.S. cables show grand calculations underlying 2005 defence framework”, The Hindu,
28 marzo 2011, https://www.thehindu.com/news/the-india-cables/U.S.-cables-show-grand-calculationsunderlying-2005-defence-framework/article14965295.ece
59 Prakash Panneerselvam, “India-Japan Maritime Security Cooperation (1999-2009): A Report”, JMSDF Staff
College Review, Vol. 2, 2010: 67-112; 95.
41
57
58
Nel settembre 2007, successivamente ad uno storico discorso del premier Abe al parlamento indiano,60
almeno 27 navi militari, ivi incluse tre portaerei e più di duecento aerei militari, conversero nel Golfo del
Bengala per il Malabar 07-02. Per la prima volta si unirono imbarcazioni dall’Australia e Singapore. Il
segnale, invero molto forte, suscitò forti critiche dalla Cina.61 Una lista aggiornata delle esercitazioni
Malabar − compilata da chi scrive sulla base di fonti aperte (Figure 1 & 2)− 62 ritrova nel Malabar 07-02
uno dei punti salienti delle esercitazioni militari congiunte tra i paesi Quad, perlomeno in termini
quantitativi. Il Giappone divenne partecipante permanente dal 2015 in poi, mentre l’India avrebbe
nuovamente esteso l’invito alla partecipazione dell’Australia solo nel 2020. La ritrosia indiana ad allinearsi
in ottica quadrilaterale, sia per le sopraccitate ragioni che per un malcelato disprezzo nei confronti della
media potenza australiana, ed il relativo quietarsi delle esercitazioni Malabar tra il 2008 ed il 2015 sono a
riprova dello stallo del Quad.63
30
Navi da guerra e sottomarini dispiegati negli esercizi
Malabar
25
20
15
10
5
0
India
Stati Uniti
Giappone
Canada
Singapore
Australia
Ministero degli Affari Esteri del Giappone, “Confluence of the Two Seas”, Speech by H.E. Mr. Shinzo Abe, Prime
Minister of Japan at the Parliament of the Republic of India, 22 agosto 2007, https://www.mofa.go.jp/region/asiapaci/pmv0708/speech-2.html
61 Rory Medcalf, Op. Cit.
62 Sull’esempio di Shashank Joshi, “Malabar: Modi Government misses an opportunity as annual exercise
slumps”, The Interpreter, 9 ottobre 2015, https://www.lowyinstitute.org/the-interpreter/malabar-modigovernment-misses-opportunity-annual-exercise-slumps
63 Per inciso, l’avversione del potente Ministro della Difesa dell’India A.K. Antony (ministro dal 2006 al 2014)
alle esercitazioni multilaterali Malabar ha giocato un ruolo: Ambasciata Usa a Nuova Delhi, SCENESETTER
FOR USD(P) FLOURNOY,S VISIT TO INDIA, 29 ottobre 2009,
https://wikileaks.org/plusd/cables/09NEWDELHI2198_a.html
60
42
Porteaerei dispiegate negli esercizi Malabar
3
2
1
0
India
Stati Uniti
Giappone
N.B. Il Giappone ha due unità in servizio con la Forza di Autodifesa Marittima classificate come cacciatorpediniere portaelicotteri
(DDH). Queste sono paragonabili a delle portaerei poiché le Linee Guida del Programma di Difesa Nazionale permettono
esplicitamente il dispiegamento di F-35B a bordo.
Di contro, il riapprofondirsi delle esercitazioni militari congiunte di Malabar dal 2015 in poi (con ben
due esercitazioni separate nel 2020) non è che un esempio di quello che, a buon diritto, si può definire
un rinascimento della politica di potenza in Asia-Pacifico. Il rafforzamento di partnership strategiche è
stato spesso accompagnato da esercitazioni militari congiunte, a livello bilaterale e minilaterale. Se a inizio
anni 2000 queste partnership si preoccupavano di rispondere a minacce
Malabar esemplifica il transnazionali, quali il terrorismo e la pirateria, le principali potenze
marittime regionali hanno progressivamente dato priorità alla deterrenza
ritorno della politica di di minacce alla sicurezza da parte di attori statali. Si noti, ad esempio, il
crescente schieramento di portaerei in occasione del Malabar degli ultimi
potenza nell’Asiaquindici anni (Figura 2) o, più recentemente, le esercitazioni congiunte
Pacifico
tra Giappone, Francia e Stati Uniti a difesa di un’isola remota da
un’invasione nemica.64
Le esercitazioni congiunte si inseriscono appieno nelle aspirazioni a sviluppare l’interoperabilità tra le
macchine da guerra di stati allineati (anche se non necessariamente alleati), lo scambio più fitto e regolare
di intelligence, l’accesso alle rispettive basi navali, e il supporto logistico reciproco. Se l’accento delle
esercitazioni è su questioni di principio quali la libertà dei mari e la necessità di risolvere le dispute in
maniera pacifica, il segnale politico nei confronti di potenziali rivali è evidente.
Inoltre, è bene sottolineare che le esercitazioni militari bi- e minilaterali, le più importanti delle quali
si tengono con cadenza regolare, si prestano ad una duttilità e modularità in funzione delle visioni,
esigenze e calcoli (geo)politici del momento. Ad esempio, il ritrovato affiatamento tra i paesi Quad dal
2017 in poi – dipeso certamente dal declino degli Stati Uniti e dalla parallela crescente assertività cinese,
Tutte e tre gli stati –inclusi gli Stati Uniti e la Francia—hanno possedimenti territoriali nel cosiddetto IndoPacifico. Yamaguchi Mari, “Japan, US, France hold 1st Joint Drills on Japanese Land”, The Diplomat, 12 maggio
2021, https://thediplomat.com/2021/05/japan-us-france-hold-1st-joint-drills-on-japanese-land/
43
64
ma anche dall’ascesa di leader conservatori nei rispettivi paesi – ha permesso un approfondimento
qualitativo delle esercitazioni militari congiunte e il coinvolgimento di attori terzi.
Nell’aprile 2021 l’India ha acconsentito a esercitazioni a guida francese insieme alle altre potenze del
Quad.65 L’approfondimento delle partnership strategiche dei singoli membri Quad con attori extraregionali – quali quelle del Giappone con Francia e Regno Unito,66 o dell’India e dell’Australia con gli
stessi − permetterebbe quindi l’allargamento a tali paesi per collaborazioni ad hoc. 67 È possibile che le
forze navali di Regno Unito e Francia conducano esercitazioni in seno al Malabar in un futuro prossimo.
Alla luce di tale modularità, si intuisce perché il dialogo di sicurezza quadrilaterale (con relative
esercitazioni congiunte) si sia riaffacciato sulla scena politica dal 2017 in poi.
Rinascita del Quad
Come si arriva dunque alla rinascita del Quad? La crisi finanziaria globale, nonché le inutili e
dispendiose guerre dell’egemone USA nel Grande Medio Oriente, hanno impresso una spinta all’ascesa
della Cina e al declino degli Stati Uniti – un lento, costante e quasi impercettibile spostamento delle
“placche tettoniche” del sistema internazionale. Così, a partire da circa il 2009-10, la Cina ha tradotto
l’ascesa economica e militare in una politica estera più assertiva. Sul fronte domestico, la classe dirigente
del Partito Comunista Cinese (PCC) si è imbaldanzita per il ritrovato spazio di manovra a livello regionale.
Forti di una flotta navale sempre più nutrita, frange di falchi prima minoritari hanno iniziato a rivendicare
le numerose terre (e acque) “irredente” contese con i vicini asiatici, soprattutto le vicine potenze
marittime.
L’inasprirsi delle dispute territoriali tra Cina e Giappone per le isolette Senkaku/Diaoyu nel 2010 e
2012 nel Mar Cinese Orientale, ad esempio, trovava Washington retoricamente preparata a rassicurare
l’alleato, ma l’Amministrazione Obama (2009-17) evitò di restare invischiata in un conflitto per degli
isolotti dallo scarso valore strategico.68 Così, ad esempio, la volontà del governo Abe di includere nel
diritto all’autodifesa la possibilità di ricorrere ad attacchi preventivi incontrò le obiezioni di Washington,69
Abhijnan Rej, “France-led Multination Naval Exercise Commences in Eastern Indian Ocean”, The Diplomat, 5
April 2021, https://thediplomat.com/2021/04/france-led-multination-naval-exercise-commences-in-easternindian-ocean/
66 Va detto che la Francia può definirsi un attore regionale in virtù della costellazione di territori e delle connesse
zone economiche esclusive, le più vaste al mondo, sparsi per gli Oceani Indiano e Pacifico. Si contano circa 1.5
milioni di cittadini francesi residenti nelle isole dei due oceani.
67 Ministero della Difesa del Giappone, National Defense Program Guidelines for Fiscal Year 2019 and Beyond, 18
dicembre 2018,
https://warp.da.ndl.go.jp/info:ndljp/pid/11591426/www.mod.go.jp/j/approach/agenda/guideline/2019/pdf/
20181218_e.pdf, p. 16.
68 Testimonianza di un parlamentare del Partito Democratico del Giappone con ruolo di spicco durante la crisi
delle Senkaku/Diaoyu del 2010, 29 maggio 2021, (online); “U.S. warned government against buying Senkaku
Islands: Campbell”, Japan Times, 10 aprile 2013,
https://www.japantimes.co.jp/news/2013/04/10/national/politics-diplomacy/u-s-warned-government-againstbuying-senkaku-islands-campbell/; riguardo alle preoccupazioni statunitensi al ritorno di Abe al potere, si veda:
Giulio Pugliese, “Japan 2014: Between a China Question and a China Obsession,” Asia Maior, Vol. XXV, 2015:
43-98; Giulio Pugliese, “Giappone: il ritorno di Abe”, Asia Maior, Vol. XXIV: 409-44.
69 “US voices objections to Japan’s plan to ensure ‘preemptive strike capabilities’”, Hankyoreh, 5 ottobre 2013,
http://english.hani.co.kr/arti/english_edition/e_international/605876.html
44
65
che al contempo censurò (spesso velatamente) le spinte nazionaliste del Giappone di Abe per timore di
un’esacerbazione delle tensioni sino-giapponesi.70
Invero, il secondo premierato Abe (2012-20) ha immediatamente riproposto
il Quad come “diamante democratico della sicurezza”. Tale diamante era volto a
contrastare l’avanzata della Cina nel Mare Cinese Orientale (MCO) e nel Mar
Cinese Meridionale (MCM), prevenendo che il secondo diventasse a tutti gli
effetti un “Lago Pechino”, per dirla con Abe.71 Eppure, la ricerca sul campo di
chi scrive conferma che India –e in misura minore– Australia e Stati Uniti fossero
restii ad imbarcarsi in tale iniziativa e inizialmente molto suscettibili alle tensioni
sino-giapponesi, approssimativamente sino al 2014.
Fino al 2014, i
paesi Quad
temevano le
tensioni sinogiapponesi
In effetti, l’assertività cinese a livello regionale è diventata lampante sotto la nuova leadership di Xi
Jinping (al potere dal 2012-13). L’avvento di Xi alla guida del Partito Comunista Cinese ha impresso alla
politica estera e di sicurezza cinese una direzione meno avversa al rischio e più incline al perseguimento
di interessi strategici.72 E se è vero che la presidenza Obama inaugurò la “dottrina” del Pivot to Asia,
ovvero una dichiarazione di intenti per un crescente impegno USA in Asia, in chiave militare, ma
soprattutto diplomatica ed economica,73 essa si inseriva nel solco delle sopraccitate iniziative
dell’Amministrazione Bush favorire un bilanciamento della potenza cinese.
Così, a partire dal 2013 in poi la cementificazione ad opera della Cina di diverse barriere coralline,
scogli e altri elementi geografici del Mar Cinese Meridionale ha superato di gran lunga quella degli altri
stati costieri reclamanti. Facendo leva su un nazionalismo diffuso alcuni decisori politici cinesi ora
includono tutto il MCM nel novero degli “interessi essenziali” – alla stregua di Taiwan e del Tibet. Si veda
ad esempio la dichiarazione, geograficamente e giuridicamente sgangherata, di un ammiraglio cinese: “Il
Mar Cinese Meridionale, come dimostra il nome stesso, appartiene alla Cina” 74. Insomma, col tempo le
rivendicazioni di Pechino si potrebbero estendere dalle isole contese alle acque internazionali.
Per questi motivi, a partire da fine 2014 si è formato un consenso in seno all’establishment americano
riguardo l’opportunità di rinsaldare l’alleanza nippo-americana e rispondere con maggiore risolutezza
all’assertività cinese nei Mari Cinesi Meridionale e Orientale. Se l’Amministrazione Obama e il governo
indiano rimanevano restii alla riesumazione del Quad,75 le esercitazioni militari a livello bilaterale e
minilaterale andavano di pari passo con l’approfondimento delle partnership strategiche con attori asiatici
(e non) ed il perseguimento di una maggiore condivisione di intelligence, cogestione, interoperabilità,
accesso alle rispettive basi militari (e supporto logistico), e modernizzazione delle forze armate, con
Giulio Pugliese, “No Conflict by Invitation: Japan’s China Balancing amidst US Relative Decline,” in Santino
Regilme and James Parisot (edito da), Global Cooperation or Conflict? The Rise of Emerging Powers and the Post-American
World Order, Londra & New York: Routledge, 2017, pp. 113-31.
71 Abe Shinzō, “Asia’s Democratic Security Diamond”, Project Syndicate, 27 dicembre 2012, https://www.projectsyndicate.org/onpoint/a-strategic-alliance-for-japan-and-india-by-shinzo-abe?barrier=accesspaylog
72 Gabriele Natalizia e Lorenzo Termine, “Tracing the modes of China’s revisionism in the Indo-Pacific. A
comparison with pre-1941 Shōwa Japan”, Italian Political Science Review, Vol. 51 (1), 2021, pp. 83-99.
73 Kurt Campbell, The Pivot: The Future of American Statecraft in Asia, New York: Twelve, 2016.
74 C.P. Cavas, Uk Progress, Pacific Tensions – Key Naval Conference, Defense News, 14 settembre 2015.
75 Testimonianza di ufficiale di stanza al Segretariato per la Sicurezza Nazionale del Giappone, 2 febbraio 2021,
Tokyo (online).
45
70
Per la prima volta
nella storia, gli USA
hanno fatto propria
un’iniziativa del
Giappone
l’alleanza nippo-americana a definire la proiezione di potenza
statunitense, quindi il principale strumento di deterrenza in AsiaPacifico.76
Un esempio lampante della ritrovata volontà USA di spingere per una
politica improntata sulla deterrenza (politica lungamente sostenuta dai
premierati Abe) è stato il perseguimento − evidente dal 2015 − di
Operazioni per la Libertà di Navigazione nei Mari (Freedom of Navigation
Operations), con dispiegamento di navi da guerra statunitensi entro le 12
miglia marittime degli elementi geografici rivendicati da Pechino nel Mar Cinese Meridionale.77 L’intento
era quello di garantire sì la libertà di navigazione e di sorvolo in acque internazionali, nonché il rispetto
del diritto internazionale e di sicurezza marittima, ma con un accento sulla deterrenza anti-cinese.
L’elezione di Donald Trump alla presidenza USA nel novembre 2016 coincise quindi con l’emergere
di un consenso bipartisan a favore di una competizione strategica con Pechino. All’abbandono della
politica di ingaggio della Cina e al declassamento della lotta al terrorismo come priorità della politica
estera e di sicurezza è coinciso un ritorno alla “competizione tra grandi potenze”, come evidenziato dalla
Strategia di Sicurezza Nazionale del 2017.78
La presidenza Trump (2017-21) ha visto con favore il Quad. Del resto, la squadra di politica estera
dell’Amministrazione Trump si componeva di un nutrito numero di ex ufficiali in posizione di
preminenza alla Casa Bianca, nonché in qualità di ambasciatori e funzionari di rango in seno al servizio
diplomatico, in particolare nel teatro asiatico.79 Unitamente al dilettantismo di molti di questi funzionari
− spesso alle prime armi in settori non di loro competenza − e alla farraginosità dei processi decisionali
sotto Trump,80 il Giappone di Abe è riuscito, in concerto con l’Australia a guida conservatrice, a spingere
gli Stati Uniti verso una politica di contenimento della Cina.81
Non è un caso, quindi, che la rinascita del Quad con un incontro tra funzionari diplomatici senior a
latere del Vertice dell’Asia Orientale nel novembre 2017 coincida con l’acquisizione USA della cornice
Matteo Dian, “Japan, South Korea and the rise of a networked security architecture in East Asia”, International
Politics, 57 (2020), pp. 185–207.
77 Giulio Pugliese, “Japan 2015: Confronting East Asia’s Geopolitical Game of Go,” Asia Maior, Vol. XXVI,
2016, pp. 93-132.
78 White House, National Security Strategy of the United States of America, dicembre 2017,
https://trumpwhitehouse.archives.gov/wp-content/uploads/2017/12/NSS-Final-12-18-2017-0905.pdf
79 James Mann, ‘The Adults in the Room’, New York Review of Books, 26 ottobre 2017,
https://www.nybooks.com/articles/2017/10/26/trump-adult-supervision/; un ex-alto funzionario alla Casa
Bianca ha scherzosamente equiparato, a chi scrive, il dispiegamento di personale militare in posizioni di
preminenza nell’amministrazione alla giunta militare di Myanamar: intervista con funzionario di alto rango
dell’amministrazione Bush jr. responsabile per l’Asia, 7 febbraio 2020.
80 ‘In Leak, U.K. Ambassador to U.S. Calls Trump Administration «Inept» and «Clumsy»’, New York Times, 7
luglio 2019, https://www.nytimes.com/2019/07/07/world/europe/uk-ambassador-kim-darroch.html; intervista
con funzionario di alto rango dell’amministrazione Bush jr. responsabile per l’Asia, 7 febbraio 2020, Washington
DC; colloqui con diplomatici europei di stanza a Washington, 2019-20.
81 Y.A. (pseudonimo), “The Virtues of a Confrontational China Strategy”, The American Interest, 10 aprile 2020,
https://www.the-american-interest.com/2020/04/10/the-virtues-of-a-confrontational-china-strategy/.
46
76
strategica per un Indo-Pacifico Libero e Aperto (Free and Open Indo-Pacific).82 Tale concetto originava
nuovamente in Giappone e non era altro che l’evoluzione di precedenti iniziative escogitate dagli stessi
strateghi giapponesi vicini ad Abe nel 2006-07.83 l’Ambasciatore Kanehara Nobukatsu – già viceconsigliere alla sicurezza nazionale giapponese e uno degli strateghi chiave delle amministrazioni Abe −
considera il Quad il “centro dell’Indo-Pacifico Libero e Aperto”.84 Per la prima volta nella storia,
Washington ha fatto propria un’iniziativa di politica estera e di sicurezza nell’area del Pacifico di un paese
alleato. L’importazione del concetto è soprattutto merito della diplomazia giapponese che si è premurata
di ingaggiare l’Amministrazione Trump a tutti i livelli – incluso il presidente.85
Il Quad 3.0: minilateralismo e politica di potenza
Il Quad 2.0, ovvero il Quad post-2017, poggia su basi più solide rispetto all’effimera esperienza del
2007-08. Funzionari diplomatici e militari si incontrano con regolarità e a partire dal 2019 il Quad è stato
elevato a livello ministeriale.86 In virtù delle accresciute tensioni territoriali e marittime tra la Cina e i vicini,
delle pressioni economiche nei confronti dell’Australia e del marcato peggioramento delle relazioni sinoamericane,87 a ottobre 2020 i ministri degli esteri dei paesi Quad riunitisi a Tokyo si sono ripromessi di
rafforzare ulteriormente il consesso.88
La cooperazione militare aveva già subito un’accelerazione, con il Giappone a fare da collante.89 A
settembre, Giappone e India hanno firmato un accordo per il supporto logistico bilaterale che
consentirebbe alle forze armate indiane di accedere all’avamposto navale giapponese in Gibuti e, di
The White House, US Strategic Framework for the Indo-Pacific, 15 febbraio 2018,
https://trumpwhitehouse.archives.gov/wp-content/uploads/2021/01/IPS-Final-Declass.pdf; The White
House, US Strategic Framework for the Indo-Pacific (nota esplicativa), 15 gennaio 2021,
https://trumpwhitehouse.archives.gov/wp-content/uploads/2021/01/OBrien-Expanded-Statement.pdf
83 Testimonianza di ufficiale di stanza al Segretariato per la Sicurezza Nazionale del Giappone, 2 febbraio 2021,
Tokyo (online).
84 Kanehara Nobukatsu, “Japan’s Grand Strategy in the 21st Century”, Nissan Institute of Japanese Studies
Seminar Series, 30 ottobre 2020, Università di Oxford (online).
82
“トランプ氏は「平均的な米国人」, 安倍晋三前首相インタビュー” (Trump è “un tipico americano”: Intervista
all’ex Primo Ministro Abe Shinzō), 47 News, 25 novembre 2020, https://this.kiji.is/702865717033043041;
85
Yakushiji Katsuyuki, “トランプはインド太平洋戦略を曲解している” (Trump fraintende la Strategia per l’IndoPacifico), Tōyō Keizai, 14 novembre 2017, https://toyokeizai.net/articles/-/197307; Michael Crowley,
‘«Absolutely Unprecedented»: Why Japan’s Leader Tries So Hard to Court Trump’, POLITICO, 24 maggio 2019,
https://www.politico.com/magazine/story/2019/05/24/shinzo-abe-trump-japan-226985
86 “’Quad’ Gets an Upgrade as Foreign Ministers of India, Japan, Australia, US Meet’, The Wire India, 27
settembre 2019, https://thewire.in/diplomacy/quad-gets-an-upgrade-as-foreign-ministers-of-india-japanaustralia-us-meet
87 Giulio Pugliese, “COVID-19 and the Reification of the US-China ‘Cold War’”, in Jeff Kingston-edited special
issue “COVID-19 in Asia”, Asia-Pacific Journal. Volume 18, Issue 15, Number 3, Article ID 5436.
“日米豪印、枠組み定例化へ 4カ国外相会談、中国牽制狙う” (Giappone, Usa, Australia ed India
premono per rendere routinario il framework a quattro: l’incontro dei quattro ministry degli esteri aspira a
contenere la Cina), Asahi Shinbun, 7 ottobre 2020, https://www.asahi.com/articles/DA3S14649333.html
89 Per i successivi due paragrafi, faccio riferimento alle analisi di Corey Wallace, contenute in: Corey Wallace and
Giulio Pugliese, “Japan 2020: Abe’s Well-Laid Plans Go Awry” Asia Maior, Vol. XXXI (in corso di
pubblicazione).
47
88
contro, favorirebbe l’uso giapponese delle basi indiane delle isole Andamane e Nicobare nel Golfo del
Bengala. Inoltre, come ricordato sopra, nel 2020 l’India ha invitato l’Australia a partecipare alla seconda
fase delle esercitazioni navali di Malabar, che hanno riguardato la lotta antisommergibili, interoperabilità
tra le portaerei e manovre simultanee tra le flotte e i velivoli aerei dei quattro. 90 Sempre nel 2020 anche
Giappone e Australia hanno rinsaldato la loro “partnership strategica speciale”.91 Per la prima volta nella
storia, Tokyo ha firmato un Accordo di Accesso Reciproco, cioè un’intesa in base alla quale le forze
militari di un paese hanno uno speciale status legale nel territorio dell’altro, con un paese diverso dagli
Stati Uniti. Inoltre, a seguito di molteplici esercitazioni congiunte con gli Stati Uniti e l’Australia, anche
nel Mar Cinese Meridionale, il Giappone ha dichiarato di aver esteso la protezione delle forze armate
nipponiche ai mezzi militari australiani dispiegati in Asia-Pacifico.92 Il Giappone ha anche condotto
esercitazioni militari con Canada e Nuova Zelanda volte alla lotta antisommergibile, stretto nuovi accordi
sulle attrezzature per la difesa e vendite di materiale bellico ai paesi ASEAN, e rafforzato la cooperazione
sulla sicurezza marittima con Regno Unito, Francia e finanche Germania.93 Da tutto ciò si intuisce che il
Giappone svolge un ruolo di preminenza in seno al Quad e, potenzialmente, da collante per iniziative
Quad-plus.
Se la componente di sicurezza marittima è rimasta predominante nelle
Il Quad 3.0 include la
conversazioni riservate del Dialogo di Sicurezza Quadrilaterale, il Giappone
in primis, quindi gli Stati Uniti e l’Australia hanno sempre più anche
cooperazione
considerato la necessità di controbilanciare l’influenza economica cinese e
negare a Pechino una sfera di influenza nell’Indo-Pacifico.94 economica, tecnologica e
L’intensificazione della cooperazione economica, tecnologica e di
di governance
governance – nonché la possibilità di ottenere la cooperazione ad hoc di
partner extra-Quad su tali dossier – sono indice dell’evoluzione del Quad,
ciò che potremmo chiamare un Quad 3.0. La creazione di un Economic Prosperity Network tra USA,
Giappone, India, Australia, Vietnam, Nuova Zelanda, e Corea del Sud (un Quad Plus con tanto di incontri
settimanali con funzionari di rango elevato) si è aggiunta a partnership quali la Supply Chain Resilience
“Quad navies ready for high intensity Malabar phase 2, China watches”, Hindustan Times, 16 novembre 2020,
https://www.hindustantimes.com/india-news/quad-navies-ready-for-high-intensity-malabar-phase-2-chinawatches/story-1qGNjygMTtQqMqlKTof3eP.html
91 Governo Australiano, Dipartimento degli Affari Esteri e del Commercio, Australia-Japan bilateral relationship,
https://www.dfat.gov.au/geo/japan/Pages/australia-japan-bilateral-relationship
92 “Japan and Australia to coordinate on protection of military assets”, Nikkei Asian, 19 ottobre 2020,
https://asia.nikkei.com/Politics/International-relations/Japan-and-Australia-to-coordinate-on-protection-ofmilitary-assets
Euan Graham & Yuka Koshino, ‘Australia and Japan Inch Closer towards Landmark Defense Agreement’, IISS
Analysis, 17 December 2020.
93 Giulio Pugliese, “Europe’s Naval Engagement in the South China Sea”, China-US Focus, 8 maggio 2021,
https://www.chinausfocus.com/peace-security/europes-naval-engagement-in-the-south-china-sea; Deutsche
Gesellschaft fūr Internationale Zusammenarbeit Gmbh (GIZ), Enhancing Security Cooperation in and with Asia,
gennaio 2020, https://www.giz.de/en/worldwide/87412.html
94 Intervista con ufficiale dell’amministrazione Trump responsabile per la Cina, 7 febbraio 2020, Washington DC;
Aurelio Insisa and Giulio Pugliese, “The Free and Open Indo-Pacific versus the Belt and Road: Spheres of
Influence and Sino-Japanese Relations”, The Pacific Review, 2020:
https://doi.org/10.1080/09512748.2020.1862899.
48
90
Initiative tra Giappone, Australia ed India per coordinare incentivi ed iniziative volte alla “resilienza” delle
catene di valore globale in un mondo post-pandemico.95
L’Amministrazione Biden ha impresso una svolta decisa nella stessa direzione. Washington ha
sorpreso gli alleati asiatici con un ritrovato dinamismo volto a risultati concreti. In occasione del vertice
del 12 marzo 2021 – il primo incontro tra i capi di governo Quad – sono state prese decisioni che indicano
chiaramente come il forum stia evolvendo verso forme di cooperazione più strutturata. L’impegno
congiunto a fornire un miliardo di dosi ai paesi del Sudest asiatico, per esempio, si inserisce nella ‘gara’
che al momento vede la Cina in testa alle esportazioni e elargizioni di vaccini, se non altro in termini
quantitativi.96 Altri ambiti di cooperazione indicati dai leader del Quad sono la lotta al riscaldamento
globale e la gestione delle tecnologie critiche ed emergenti.97 In questo senso, si può già parlare di un
Quad 3.0.
Quale futuro per il Quad?
Quali sono dunque le prospettive future del Quad? Il Giappone è il paese centrale per capire al meglio
la genealogia del Quad e l’impianto generale. Gli USA di Biden si sono però impadroniti del consesso,
infondendovi nuova linfa, sorprendendo e trovando sostanzialmente d’accordo il Giappone di Suga
Yoshihide, sodale di Abe, sul merito delle collaborazioni ad hoc.98 Il ripromesso incontro al vertice da
tenere nell’autunno 2021 (probabilmente a latere del G20 a guida italiana) promette una più stretta
collaborazione sul fronte delle infrastrutture e degli aiuti allo sviluppo.99 Eppure la strada perché
Washington riesca a creare un fronte comune in seno al Quad, e in altri forum ad hoc, è in salita.
Gli USA di Biden stanno puntando sul Quad 3.0 poiché riconoscono
che le istituzioni multilaterali preesistenti siano inadatte al perseguimento
dei propri obiettivi strategici. Ciò dipende, in larga misura,
dall’accresciuta influenza della Cina nell’agone internazionale e dalla
ritrosia di diversi attori, inclusi molti alleati europei, ad unirsi ad una
politica di contenimento dai toni ideologici. Del resto, il minilateralismo
ad hoc auspicato da Campbell −evidenziato dai recenti coordinamenti in
seno ai Five Eyes su Hong Kong e sullo Xinjiang, in seno al G7, e potenzialmente al cosiddetto D10 che
includerebbe Australia, India e Corea del Sud, e così via−100 è sostanzialmente a servizio della
Gli USA di Biden
hanno infuso nuova
linfa nel Quad
Corey Wallace, ‘Australia and Aotearoa New Zealand's Layering of Strategic Communications (2016-2020)’,
Asian Perspective, Vol. 45 (3), 2021; Amitendu Palit, ‘Resilient Supply Chain Initiative: A Political Driver to Revive
Asian Regional Growth’, Georgetown Journal of International Affairs Online, 30 January 2020.
96 Suisheng Zhao, “Why China’s vaccine diplomacy is winning”, East Asian Forum, 29 aprile 2021,
https://www.eastasiaforum.org/2021/04/29/why-chinas-vaccine-diplomacy-is-winning/
97 Casa Bianca, Quad Leaders’ Joint Statement: ‘The Spirit of the Quad’, 12 marzo 2021,
https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2021/03/12/quad-leaders-joint-statementthe-spirit-of-the-quad/
98 Suga Yoshihide, Q&A CSIS, My Vision for the Japan-U.S. Alliance, 17 aprile 2021,
https://www.youtube.com/watch?v=07ouHRW-tdo Minuto 16:42
99 “U.S. says looking at Quad meeting in fall focused on infrastructure”, Reuters, 27 maggio 2021,
https://www.reuters.com/world/us-says-looking-quad-meeting-fall-focused-infrastructure-2021-05-26/
100 “Boris Johnson considers joining ‘Asian Nato’ to resist China”, The Times, 29 gennaio 2021,
https://www.thetimes.co.uk/article/boris-johnson-considers-joining-asian-nato-to-resist-china-78s90gr53 ;
“Britain could join ‘Asian NATO’: UK would join US, Japan, Australia and India in alliance against China amid
49
95
competizione strategica, commerciale, tecnologica e di standard, nei confronti della Cina.101 Il paese che
è sostanzialmente in sintonia con Washington DC rimane il Giappone, come testimoniato dal primo
vertice in presenza dell’amministrazione Biden e dalle numerose iniziative annunciate in occasione della
visita del Premier Suga.102 Il governo giapponese è, del resto, il silenzioso protagonista della storia Quad.
Di contro, un paese chiave negli equilibri geopolitici e geoconomici dell’Asia orientale nonché un
alleato stretto come la Corea del Sud ha declinato l’invito USA a unirsi al Quad, limitandosi ad una vaga
menzione nella dichiarazione congiunta.103 Seoul ha assicurato cooperazione nei sopraccitati dossier
(vaccini, riscaldamento globale, tecnologie emergenti) a livello bilaterale, ma si è smarcata dal Quad per
paura di urtare le suscettibilità cinesi.104
Anche i paesi ASEAN non sono inclini a rapportarsi al Quad in quanto tale, che contrasta con
l’impianto multilaterale della governance regionale favorita dai paesi del Sudest e, soprattutto, rischia di
esporli verso la Cina. L’eccezione in seno all’ASEAN potrebbe essere rappresentata dalle collaborazioni
saltuarie di Singapore – già partecipante al Malabar 07-02 − e Vietnam; entrambi sono tra i paesi più
propensi a controbilanciare l’influenza cinese nel sud-est asiatico.105 Se questi stati (e potenzialmente, in
futuro, l’Indonesia o le Filippine del dopo Duterte) si unissero al consesso potrebbero permettere alle
marine di USA, Giappone, Australia ed India l’uso regolare delle proprie basi navali dirimpetto al Mar
Cinese Meridionale.
Da ultimo, ancor prima di espandere il consesso, si dovrebbe considerare le effettive capacità e volontà
dell’India del Primo Ministro Narendra Modi, una grande potenza in divenire. L’India è invero tanto
soggetto attivo quanto oggetto delle iniziative di paesi Quad, poiché ha beneficiato enormemente degli
fears over Beijing’s ambitions”, The Telegraph, 28 gennaio 2021,
https://www.telegraph.co.uk/politics/2021/01/27/britain-could-join-asian-nato-proposal-expand-membershipcounter/
101 Kurt Campbell and Rush Doshi, ‘How America Can Shore Up Asian Order’, Foreign Affairs, 12 January 2021.
https://www.foreignaffairs.com/articles/united-states/2021-01-12/how-america-can-shore-asian-order
102 Casa Bianca, U.S.-Japan Joint Leaders’ Statement: “U.S.-Japan Global Partnership for a New Era”, 16 aprile 2021,
https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2021/04/16/u-s-japan-joint-leadersstatement-u-s-japan-global-partnership-for-a-new-era/
Casa Bianca, U.S.-ROK Leaders’ Joint Statement, 21 maggio 2021, https://www.whitehouse.gov/briefingroom/statements-releases/2021/05/21/u-s-rok-leaders-joint-statement/
104 Seoul ha aderito a rimarcare la necessità di preservare un ordine internazionale basato sulle regole e, a
sorpresa, Taiwan in dichiarazione congiunta. Eppure, le iniziative di cooperazione su dossier Quad sono a livello
bilaterale: sviluppo vaccini con licenze Usa e produzione ROK per l’approvvigionamento di paesi nell’IndoPacifico, nonché investimenti coreani per ca. 35 miliardi di USD in USA, cooperazione su tecnologie emergenti
con Usa e riscaldamento globale.
“S. Korean companies’ investment in US is opportunity to lead new global supply chain”, The Dong-A Ilbo, 22
maggio 2021, https://www.donga.com/en/east/article/all/20210522/2665642/1/S-Korean-companiesinvestment-in-US-is-opportunity-to-lead-new-global-supply-chain
103
“米、「対中」に韓国引き戻す -- 共同声明「台湾」記す 首脳会談、経済も連携強化” (Gli Usa cercano di
spingere Seoul verso una politic ache adocchi la Cina – lo statement congiunto), Nihon Keizai Shinbun, 23 maggio
2021, https://www.nikkei.com/article/DGKKZO72174280S1A520C2EA2000/
105 Hugo Meijer, Luis Simón, “Covert balancing: Great Powers, secondary states and US balancing strategies
against China,” International Affairs, Vol. 97 (2), March 2021, pp. 463–481.
50
aiuti allo sviluppo di paesi quali il Giappone, che hanno scommesso su una sua crescita anche in funzione
di bilanciamento di potenza anti-cinese. Con la nuova ondata della pandemia nella primavera del 2021,
l’India si ritrova nella più grave crisi del dopo-guerra fredda, emergenza ben più grave del maremoto del
2004 che ha dato il via al Quad. Unitamente alla deludente performance economica (già prima della
pandemia) e alla tradizionale politica del non-allineamento del subcontinente,106 l’India pare ancora, a chi
scrive, sì una grande potenza in fieri, ma anche una grande scommessa dagli esiti incerti.
“インド外相、日米豪傾斜に慎重” (Ministro degli Esteri indiano: prudenza sul tilt Quad), Nihon Keizai
Shinbun, 21 maggio 2021, https://www.nikkei.com/article/DGKKZO72107150Q1A520C2FF8000/
106
51
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