Alfredo Cospito ieri è stato ritrasferito nel carcere di Opera, presso il Servizio di assistenza integrata.

Il sottosegretario alla giustizia Ostellari ha garantito massima attenzione verso le sue condizioni di salute. L'anarchico, in sciopero della fame da quattro mesi per protestare contro il 41 bis, si trovava da alcuni giorni ricoverato nell'ospedale San Paolo di Milano a causa del suo peggioramento.

L’uomo, dopo l'ultim»o verdetto della Cassazione di venerdì scorso che ha rigettato il ricorso del suo legale, ha inasprito nuovamente il digiuno non assumendo più gli integratori. Il medico di fiducia, consulente dell'avvocato Flavio Rossi Albertini, dopo una visita sabato scorso aveva chiarito che «persiste» un quadro di «grave denutrizione» con «atrofia muscolare diffusa».

Aveva parlato di una condizione ancora stabile coi parametri vitali che tengono, «sovrapponibile» a quella dei giorni scorsi, ma che potrebbe «aggravarsi di giorno in giorno».

Intanto si resta in attesa del parere del Comitato Nazionale di Bioetica che sempre venerdì scorso ha reso noto di voler «proseguire l'analisi al fine di ottenere la massima convergenza possibile con riguardo alle delicate e complesse problematiche sottese, nel rispetto di tutte le posizioni sino a ora emerse». La nuova data in cui si riuniranno nuovamente non è stata ancora stabilita.

Il rinvio, si apprende, sarebbe stato deciso anche per attendere la decisione di Piazza Cavour che è arrivata appunto nel tardo pomeriggio di venerdì. Uno dei sentimenti che alberga all’interno del Cnb è quello di insofferenza verso questa richiesta del Governo.

Secondo alcuni la risposta alla questione di Cospito deve essere prettamente giuridica e non etica. Ogni dubbio che si pone via Arenula potrebbe essere sciolto già leggendo la Costituzione - l’articolo 32 vieta trattamenti sanitari senza consenso, se non per disposizioni di legge - ; l’articolo 5 della legge 219/ 2017 sul biotestamento (Nella relazione tra paziente e medico di cui all'articolo 1, comma 2, rispetto all'evolversi delle conseguenze di una patologia cronica e invalidante o caratterizzata da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta, può essere realizzata una pianificazione delle cure condivisa tra il paziente e il medico, alla quale il medico e l'equipe sanitaria sono tenuti ad attenersi qualora il paziente venga a trovarsi nella condizione di non poter esprimere il proprio consenso o in una condizione di incapacità); e il Codice di deontologia medica in particolare due articoli: “Art. 51 Soggetti in stato di limitata libertà personale Il medico che assiste una persona in condizioni di limitata libertà personale è tenuto al rigoroso rispetto dei suoi diritti. Il medico, nel prescrivere e attuare un trattamento sanitario obbligatorio, opera sempre nel rispetto della dignità della persona e nei limiti previsti dalla legge».

Nel caso di Cospito, ci spiegò il professor Casonato, ex membro del Cnb, «non si può pensare di applicare un Tso perché l’uomo è capace e consapevole e non presenta problemi di salute mentale».

L’altro articolo prescrive: «Art. 53 Rifiuto consapevole di alimentarsi Il medico informa la persona capace sulle conseguenze che un rifiuto protratto di alimentarsi comporta sulla sua salute, ne documenta la volontà e continua l’assistenza, non assumendo iniziative costrittive né collaborando a procedure coattive di alimentazione o nutrizione artificiale».

Dunque, si chiedono alcune fonti del Cnb, «a cosa serve il nostro parere, quanto è già tutto codificato? Potremmo solo esprimere una valutazione di tipo etico, ma la questione Cospito va risolta giuridicamente».

Da quanto emerso il comitato è comunque spaccato tra i pro- life e i pro- choice: con una maggioranza che vorrebbe imporre a Cospito l’alimentazione artificiale e una minoranza, invece, che vorrebbe veder rispettato il suo diritto all’autodeterminazione, cristallizzato nelle Dat che ha scritto e consegnate al suo avvocato.

Molto probabilmente si andrà dunque verso la formulazione di due pareri, ovviamente non vincolanti per il Ministero della Giustizia che si è rivolto al Cnb. Fonti interne sostengono che la strada prevalente è quella di sostenere che lo sciopero della fame a cui si sta sottoponendo Cospito lo stia trasformando da persona sana a persona malata.

Nel ventaglio delle opzioni ci sarebbe infatti anche il tentativo di imporre, attraverso un Trattamento Sanitario Obbligatorio, una perizia psichiatrica al detenuto al carcere duro per verificare le sue capacità di intendere e volere. E da lì aprire la strada per l’alimentazione forzata.

Se la strada fosse davvero quella di far passare Cospito per “matto” per imporgli un trattamento sanitario che ha detto di voler rifiutare più volte, e se lo Stato accettasse questa prospettiva significherebbe violare l’unico spazio di libertà che è rimasto a Cospito ossia il suo habeas corpus. Sarebbe una vera e propria violenza di Stato.