Covid: ecco perché non si possono fare previsioni per il futuro

In questo biennio abbiamo appreso che la vaccinazione contro il Covid è efficace a proteggere dalle forme gravi della malattia. Non si tratta di una immunità sterilizzante che impedisce l’infezione come per il morbillo o la poliomielite, ma il vaccino impedisce di finire in rianimazione. L’obbligo vaccinale è stato necessario perché la persuasione non bastava e la situazione era oggettivamente grave. Chi si vaccina lo fa per sé e per gli altri.

Ora la situazione epidemiologica è diversa, sappiamo più del virus rispetto al passato. La sanzione non va tolta perché i vaccini sono inefficaci, anzi se si possono allentare le misure è proprio perché a questa vaccinazione efficace e sicura hanno responsabilmente fatto ricorso la grande maggioranza degli operatori sanitari e dei cittadini in generale. Miliardi di persone si sono vaccinate nel mondo e si è visto che gli eventi avversi sono pochissimi. L’emergenza sanitaria è mutata nelle sue modalità finora conosciute. Cerberus e Centaurus potrebbero aumentare i contagi ma se se guardiamo l’ondata di Omicron possiamo supporre che le implicazioni polmonari del contagio resteranno più rare rispetto alle precedenti ondate di infezioni. Il virus trova un muro nel gran numero di vaccinati e il Sars-cov-2 è meno patogeno per il polmone. La malattia è cambiata ed è cambiata la nostra protezione immunitaria.

E’ difficile fare previsioni per il futuro ma la situazione attuale consente la rimozione dell’obbligo vaccinale, fermo restando che per chi opera nella sanità rimane un rischio scientificamente immotivato rifiutare il vaccino mettendo a repentaglio se stessi e gli altri. Ha detto il presidente Sergio Matterella alla Giornata della ricerca: “Se oggi possiamo, nella gran parte dei casi, affrontare il Covid, come se si trattasse di un’influenza poco insidiosa, è perché ne è stata fortemente derubricata la pericolosità per effetto della vaccinazione; dalla grande adesione alla vaccinazione, dovuta all’ammirevole senso di responsabilità della quasi totalità dei nostri concittadini, sollecitati a farvi ricorso dalla consapevolezza di salvaguardare, in tal modo, la salute propria e quella degli altri”. Il Capo dello Stato ha richiamato il “grave danno arrecato al Ssn dalla pandemia con la concentrazione sul contrasto al Covid – per molti aspetti inevitabile – della maggior parte delle strutture ospedaliere; e il conseguente rallentamento o, in qualche caso, addirittura la sospensione delle altre attività di cura. Cui si è aggiunta la riottosità, provocata dal timore di contagiarsi, a recarsi nelle strutture sanitarie per accertamenti o, addirittura, per le cure. Lo abbiamo indicato nei nostri incontri dei due anni precedenti, ricordando come questo abbia fatto pericolosamente salire la soglia di rischio per i tumori, dato che la malattia non andava in pausa in presenza della pandemia”.

E’ stata una scelta politica mettere l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari e ora, con uno scenario epidemiologico mutato grazie al vaccino, può essere una scelta politica condivisibile toglierlo. Siamo alla fine del 2022 e dobbiamo vedere le cose in modo diverso rispetto al 2020 e 2021. L’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari è stato messo nella primavera del 2021, in una fase drammatica della pandemia nella quale c’erano meno conoscenze e strumenti contro il Sars-Cov-2. Il numero di medici e infermieri che, sbagliando, non si sono vaccinati è stato esiguo fin dall’inizio perché ha prevalso nella quasi totalità il senso di responsabilità verso se stessi e gli altri. Da allora una parte dei medici e infermieri che avevano rifiutato la vaccinazione si è contagiata e ha conseguito l’immunità naturale. Un’altra parte ha deciso pur con ritardo di vaccinarsi. Quindi i medici da reintegrare adesso sono pochi e le autorità possono prendere questo provvedimento al pari dell’abolizione del bollettino quotidiano dei casi che è appena stato resi settimanale.