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Stellantis
La crisi dei chip pesa sui volumi: "persi" 190 mila veicoli

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La crisi dei chip pesa sui volumi: "persi" 190 mila veicoli
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Il gruppo Stellantis lancia l’allarme sull’impatto della crisi dei chip. La carenza di semiconduttori ha determinato la perdita di volumi produttivi per circa 190 mila unità solo nei primi tre mesi dell'anno e, come già anticipato negli scorsi giorni dal gruppo Volkswagen, è destinata a peggiorare nel secondo trimestre. 

L’allarme. In particolare, il costruttore guidato da Carlos Tavares ha chiuso il periodo gennaio-marzo con 1,567 milioni di consegne, l’11% in più rispetto all’aggregato conseguito dalla Fiat Chrysler e dalla PSA nel pari periodo del 2020. Tale andamento, spiega Stellantis in un comunicato, riflette "la robusta domanda e il mix della clientela retail, nonché l’impatto della sospensione temporanea della produzione nel primo trimestre 2020 dovuta al Covid, parzialmente compensati da perdite pari all’11% circa (circa 190 mila unità) della produzione programmata nel primo trimestre 2021 per la carenza di semiconduttori”. Nella nota si parla, poi, di “visibilità limitata sugli effetti della carenza di semiconduttori a livello annuo ma con l’aspettativa di un secondo trimestre 2021 più impattato del primo e con miglioramenti nel secondo semestre”. Tra l’altro, la carenza di semiconduttori sta avendo un impatto anche sull’inventario: alla fine di marzo, i concessionari avevano a disposizione 1,234 milioni di veicoli, rispetto agli 1,256 milioni al 31 dicembre 2020. 

Fiducia sul futuro. In ogni caso il direttore finanziario Richard Palmer ha espresso fiducia sui prossimi mesi parlando di un “buon secondo trimestre per le performance commerciali e finanziarie” e sottolineando la convinzione dei vertici aziendali su un "2021 forte per il gruppo” . Del resto, per quanto la crisi dei chip possa anche estendersi al 2022, il costruttore sta “monitorando costantemente la situazione”, “adottando tutte le misure per minimizzare al massimo l’impatto” e “lavorando per aumentare la flessibilità e la capacità di reazione”. La crisi dei chip, invece, non sta alterando il programma di “lancio dei nuovi prodotti”, che “procede come previsto”, e il percorso per la generazione dei 5 miliardi di euro di sinergie alla base del progetto di fusione tra la Fiat Chrysler e la PSA. “Siamo sulla strada giusta”, ha assicurato Palmer. "Lavoriamo per raggiungere più velocemente che possiamo tutti i benefici della fusione ma in alcuni campi si procede più rapidamente di altri”.

Gli altri dati. Inoltre Stellantis ha visto le consegne complessive (sono incluse le performance delle joint venture) aumentare del 12% a 1,618 milioni di unità. I ricavi, di conseguenza, sono saliti a 37 miliardi di euro, rispetto ai 32,4 miliardi del primo trimestre dell’anno scorso, "principalmente per i maggiori volumi complessivi, l’effetto prezzi positivo, il miglior mix di mercato, principalmente in Nord America e nell’area Enlarged Europe, nonché il favorevole mix di veicoli in parte compensati dagli effetti negativi dei cambi di conversione”. “Nel primo trimestre dopo la fusione - ha commentato Palmer -, Stellantis ha riportato forti ricavi, con il portafoglio di marchi diversificato che ha trainato la crescita dei volumi, un effetto prezzi positivo e un miglioramento del mix di prodotto nonostante le difficoltà dovute alla carenza di semiconduttori a livello globale”.

Lanci e previsioni. Nel comunicato, Stellantis fornisce anche un quadro prospettico sulle attività dei prossimi mesi. Dopo il lancio in Europa dell’ultima generazione della Opel Mokka a marzo, è confermato l’avvio produttivo delle nuove Grand Cherokee e Jeep Wagoneer tra la fine del secondo trimestre e il terzo. Inoltre, è partita la produzione della nuova Grand Cherokee L con il lancio commerciale previsto verso la fine di giugno. Il gruppo ha confermato il target 2021 su un margine operativo adjusted (depurato dalle componenti straordinarie) tra il 5,5% e il 7,5%, a patto, però, che "non vi siano lockdown significativi dovuti al Covid-19”.  Infine, sono state riviste le stime sull’andamento di alcuni dei principali mercati presidiati. Rimane invariata la previsione su una crescita della domanda del 5% in Cina, dell’8% in Nord America, del 20% in Sud America e del 10% in Europa, mentre sono state alzate da +3% a +15% le prospettive per l’area Medio Oriente e Africa e da +3% a +10% per l’India e l’Asia Pacifico.

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